domenica 29 dicembre 2019

Nuovo ministro Azzolina:"Lo sconcerto per una nomina che è un inaudito schiaffo alla meritocrazia e alla trasparenza", di Massimo Arcangeli

Riportiamo dalla pagina Facebook del professor Massimo Arcangeli le sue considerazioni sulla nomina di Lucia Azzolina a ministra dell'istruzione, giudicata "un inaudito schiaffo alla meritocrazia e alla trasparenza". 
Il professor Arcangeli è docente di linguistica italiana ed ex-preside della facoltà di lingue e letterature straniere presso l'Università degli Studi di Cagliari; è autore di saggi e articoli scientifici e divulgativi (per ulteriori informazioni clicca qui). Nel suo intervento racconta, tra l'altro, la sua esperienza di esaminatore in occasione dell'ultimo concorso per dirigenti scolastici, quando di fronte, tra i candidati, si è trovato proprio... la neo ministra!
E' una interessante opinione tra le tante, di varia natura, che girano in queste ore sul web e sui social. La riportiamo per l'autorevolezza di chi la scrive.



Oggi è il giorno dell'indignazione. Non arretro di un millimetro rispetto a quel che ho già scritto. Rincaro anzi la dose.

Il mio corsivo su "Repubblica" per dire NO a Lucia Azzolina ministra, come prevedibile, ha generato uno tsunami. Nella conferenza stampa di fine anno, intanto, Giuseppe Conte ha annunciato di aver pensato proprio alla deputata cinquestelle per il dicastero dell'Istruzione (almeno l'Università, assegnata a Gaetano Manfredi, le è stata sottratta).
Nel mio articolo non l'ho detta tutta, ma altri hanno provveduto a farlo. Riassumo di seguito i fatti, aggiungendo il resto, e ribadisco lo sconcerto per una nomina che è un inaudito schiaffo alla meritocrazia e alla trasparenza.
GIovedì 6 giugno 2019 la commissione per l’accesso concorsuale ai ruoli della dirigenza scolastica di cui sono stato il presidente ha esaminato la deputata Lucia Azzolina, che era fra i membri della commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera. La parlamentare, convocata con altri aspiranti capi d’istituto per sostenere l’esame orale del concorso, aveva dichiarato alla giornalista dell''"Espresso" che l'aveva l’intervistata qualche giorno prima, il 2 giugno: "Sarebbe bello se l’orale fosse anonimo, perché la verità è che dovrò studiare il doppio rispetto agli altri. E questo non le nascondo che mi crea molta ansia".
Ironie a parte sull’anonimato in una prova orale (mi ero immaginato esaminandi incappucciati, dispositivi per modificarne la voce, registrazione del voto d’esame mediante acquisizione delle impronte digitali da confrontarsi con quelle in possesso di un megaresponsabile unico del procedimento), cos’era stato a generare sibilline ambasce in Lucia Azzolina, quale mai profondo disagio l’aveva spinta a dire quel che ha detto?
Da linguista di professione sono avvezzo a cogliere le varie sfumature e implicazioni possibili tanto di un discorso quanto di un semplice passaggio, e i riferimenti dell’onorevole al desiderio d’incognito e alla doppia fatica da sostenere per superare una prova d’esame mi pare lascino ben pochi dubbi sull’implicitezza del suo ragionamento. Non è che non potesse permettersi di fare brutta figura, lei che era (e, ancor più oggi, è) anche sovraesposta sui media, di fronte a una commissione severa (lo siamo stati, in effetti, ma quando abbiamo dovuto giudicare un candidato non idoneo lo abbiamo sempre fatto con dispiacere, non ne abbiamo mai gioito). Il motivo è evidentemente un altro.
Per Lucia Azzolina, essendo notoriamente la scuola, l’università e la pubblica amministrazione i luoghi in cui si annidano gli esemplari peggiori di una prolifica specie giudicante fannullona, maneggiona e trafficona, era meglio mettere le mani avanti e le cose in chiaro: mi avete costretto, esimi commissari, a uno studio matto e disperatissimo perché, quando mi interrogherete, non vi basterà negarmi impietosi un occhio di riguardo ma infierirete su di me, mi farete il terzo grado, godrete nel mettermi in difficoltà e favorirete invece, come al vostro solito, gli amici degli amici (e dei parenti degli amici).
Doveva dimostrarsi tranquilla, l'onorevole Azzolina, e lasciare a casa l’ansia. L'abbiamo trattata come una candidata qualunque che si presenti a un concorso pubblico serio per essere esaminata e valutata per ciò che realmente vale. Non ci siamo prodotti né in genuflessioni né in accanimenti. Se avessimo ritenuto inadeguata la sua preparazione l'avremmo respinta senza esitazione, come abbiamo fatto per diversi altri candidati, e se come presidente l'ho richiamata durante l'esame per invitarla a focalizzarsi sul quesito cui doveva in quel momento rispondere, e le ho poi fatto una domanda sull'interculturalismo caduta nel vuoto, alla fine l'onorevole se l'è cavata. Col minimo, ma se l'è cavata.
D’altronde Lucia Azzolina, dal momento che ha sostenuto di aver studiato il doppio rispetto ai suoi compagni d’esame, avrebbe dovuto sentirsi in una botte di ferro: ci saremmo aspettati dal suo colloquio un rendimento conseguentemente doppio, e dunque, siamo sinceri, di cosa si sarebbe dovuta preoccupare?
Avrebbe dovuto evitare, la gentile onorevole, di rispondere in modo infelice, nell’imminenza di una prova pubblica in cui l’unica cosa che doveva dimostrare era la sua preparazione, a una legittima domanda dell’intervistatrice: "Lei crede che sia opportuno politicamente partecipare a un concorso pubblico da membro della commissione istruzione?". Sarebbe bastato in risposta un semplice “sì” (anche se forse la risposta giusta da dare avrebbe dovuto essere "no"). Insinuare il dubbio che una combriccola di giudici prevenuti avrebbe potuto in qualche modo avercela con lei, o con l’ideologia politica che rappresenta, non le ha fatto onore. L'onorevole ha voluto, mettendo le mani avanti, marcare inutilmente le distanze dai comuni mortali. Anche la sua ansia non aveva niente di speciale: non è diversa dall’ansia di milioni di persone normali messe alla prova ogni giorno, e senza nessuno scranno di protezione da poter opporre ai loro esaminatori.
Ricordavo nel mio pezzo che Lucia Azzolina, oltre a non sapere un'acca di interculturalismo (pazienza, ce ne siamo fatti una ragione), non ha risposto a nessuna delle domande d'informatica, al punto da strameritarsi uno zero (il massimo punteggio attribuibile era 6), e ha ottenuto nella prova di lingua inglese un'insufficienza (5 su 12), il voto più basso fra quelli maturati dal quintetto della mattinata.
Ora, di scranno in scranno, Azzolina sembra sia riuscita ad aggiudicarsi metà della poltrona lasciata libera da Lorenzo Fioramonti. Non ho detto nulla quando è stata nominata sottosegretaria al Miur nel Conte bis, e forse avrei dovuto farlo, ma ora si è oltrepassata la misura.
Lucia Azzolina non solo non ha le competenze minime per poter fare la ministra dell'Istruzione (avrà pure due lauree, avrà pure superato per il rotto della cuffia l'esame orale da dirigente scolastico, ma non sapere nulla di informatica al livello elementare, tra l'imbarazzo di chi l'ha esaminata, e presentarsi per giunta con un inglese stentato, sono due pesantissime carenze): la sua annunciata nomina è un'offesa alla trasparenza.
Si è già detto e scritto molto, al tempo del suo orale, dell'inopportunità, per un componente di una commissione parlamentare incaricata di trattare anche l'istruzione (manifesto il conflitto d'interessi), di partecipare a un concorso pubblico proprio in materia d'istruzione. Non basta, e hanno fatto benissimo a rimarcarlo, in un comunicato, gli aderenti al comitato "Trasparenza è Partecipazione", nato per iniziativa di alcuni partecipanti al concorso per dirigenti scolastici: "Si apprende con sconcerto la volontà del Governo di nominare l'On. Lucia Azzolina come Ministro dell'Istruzione: in base a una scelta scellerata e contraria ai più basilari principi di imparzialità della funzione esecutiva, si è invero inteso assegnare la guida del dicastero ad una (...) candidata al concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici 2017, nonostante fosse in quello stesso momento componente della Commissione Cultura alla Camera dei Deputati, in pendenza di un procedimento penale attinente a gravi irregolarità verificatesi in tale contesto e nonostante il TAR Lazio, con sentenza del luglio scorso, abbia annullato il concorso medesimo. Non si comprende davvero (...) in base a quali criteri di trasparenza e indipendenza possa essere designato come Ministro dell'Istruzione un partecipante a un concorso pubblico di tale rilevanza che, a seguito di detto annullamento e in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato prevista per il prossimo marzo, non può non trovarsi in una situazione di assoluto e indiscutibile conflitto di interessi. (...) Con quale imparzialità e terzietà la designata Ministro Azzolina potrebbe gestire il contenzioso del concorso, (...) quali azioni intraprenderebbe il Ministro Azzolina dopo un'eventuale sentenza di annullamento da parte del Consiglio di Stato, nel duplice ruolo di Ministro e vincitrice di un concorso annullato"?
"Per le ragioni evidenziate", concludono gli estensori del documento, "facendo espressa riserva di ogni azione e tutela dei propri diritti prevista dalla legge, si richiede che l'On. Azzolina faccia un passo indietro e rinunci alla nomina a Ministro dell'Istruzione".
Sottoscrivo, e mi auguro che questo pubblico appello venga raccolto da tutti quelli che ancora credono, oltreché nella meritocrazia, in uno Stato di diritto fondato su una delle Costituzioni più belle del mondo. Una Costituzione che all'art. 3 recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".

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