domenica 31 marzo 2019

Pillole di antropologia della famiglia


Da quando esiste l’essere umano, il sapiens sapiens, sono sempre esistite molte forme di organizzazione sociale e domestica, che chiamiamo famiglia. L’umanità conosce e ha conosciuto la poligamia, sotto forma di poliginia (più donne per un uomo) e la poliandria (più uomini per una donna); ci sono state, e ci sono, società patriarcali, come quella ebraica, e matriarcali, come quella delle isole Trobriand o quelle ataviche indoeuropee. 

In Tibet, senza che nessuno si scandalizzi, più fratelli possono avere una stessa moglie, e quindi la famiglia inizia poliandrica e finisce monogamica, quando i fratelli più anziani vengono a mancare progressivamente. In Cina esistono gruppi familiari non legati da matrimonio ma da consanguineità, con una forte componente matriarcale. Il padre dei figli che nascono all’interno di questi grandi nuclei familiari non ne fa parte, ma resta nella sua tribù di origine. E non esiste alcun complesso di Edipo, che quindi non è biologico, o “naturale” (come diceva Freud), ma culturale. 

In natura oltre 400 specie di animali praticano l’omosessualità e nelle tribù indiane del Nord America all’omosessuale (chiamato Two Spirit, “due spiriti”) veniva riconosciuto un rango addirittura superiore rispetto agli altri. Una tribù senza un “two spirit”, dicevano, sarebbe stata più facilmente attaccata da un destino avverso. Numerosi altri esempi si potrebbero fare rispetto agli usi e ai costumi di società antiche, come quella romana, greca o ebraica. 

Il Vecchio Testamento pullula di famiglie poligamiche di stampo patriarcale. La stessa sacra famiglia evangelica “declassa” Giuseppe a semplice padre putativo, che accudisce Gesù pur non essendone il padre biologico.

Perciò, un conto è dire che parliamo della forma familiare più diffusa, altro conto dell’unica famiglia possibile secondo natura. 
Nella nostra società, addirittura, poiché una stessa persona forma più famiglie con compagni/partner/consorti diversi si può perfino parlare di poligamia diacronica, cioè creatasi nel tempo attraverso più partner non contemporanei; e se una ex moglie crea altre famiglie si parla, allo stesso modo, di poliandria diacronica. 

Non riuscirei, ovviamente, a pensare una famiglia come quella del Tibet o della Cina sud orientale rispetto alla mia vita o alle mie abitudini, perché ho un’altra educazione e sono nato in un altro contesto. Ma non ho elementi per definire la mia idea di famiglia come l’unica possibile, l’unica naturale e le altre tutta monnezza senza dignità. 

Diversamente bisognerebbe rispondere ad alcune questioni:

1. Dove sta la naturalità esclusiva della famiglia monogamica?

2. Perché ciò che è naturale ha bisogno di essere difeso da leggi e congressi? Nessuno si sognerebbe di organizzare un congresso per stabilire che gli alberi hanno le radici.

3. Se la natura prevede l’omosessualità perché essa sarebbe innaturale?

4. Se la storia umana prevede, e ha previsto, decine di organizzazioni familiari, perché l’unica naturale è quella che decidono che sia a Verona?

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