martedì 12 luglio 2016

Rapporto sulle prove INVALSI 2016, tanti spunti su cui riflettere

Dopo le diverse "batterie" di prove, somministrate agli alunni di tutti gli ordini e gradi di scuola, l'INVALSI ne rende pubblico l'esito su scala nazionale.

E' stato pubblicato di recente, infatti, il fascicolo "Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2015-2016", scaricabile al link in fondo alla pagina, da cui è possibile estrapolare un ottimo quadro d'insieme del livello degli studenti della Penisola.

Di seguito riportiamo alcune evidenze in modo schematico, per facilitare la lettura e per questioni di immediatezza comunicativa; aggiungeremo qualche breve considerazione ai risultati quando si riterrà opportuno. Chi fosse interessato ad approfondire il rapporto, consultando numeri e grafici dettagliati, può farlo scaricando le 146 pagine del rapporto.

- La prova Invalsi ha permesso di monitorare il percorso degli alunni, dalla scuola primaria al secondo anno della scuola superiore. Il valore aggiunto è la novità di questo anno: permette, infatti, di verificare la qualità di una scuola monitorando il livello di partenza dell'alunno e il livello in uscita dello stesso alunno, a parità di contesto socio economico e socio culturale. In questo modo si può valutare la qualità del percorso svolto all'interno dell'istituzione scolastica. Rispetto a questo parametro la maggior parte delle scuole che non fanno il loro dovere le troviamo nel SUD, dove l'alunno in uscita è mediamente peggiorato rispetto ai suoi livelli in entrata. 

- I bambini della scuola primaria partono con livelli di competenza molto simili in tutte le aree del Paese: la differenza, invece, si accentua sensibilmente negli anni successivi. Se ne può dedurre che incide moltissimo il contesto sociale in cui cresce lo studente ma, soprattutto, la qualità della scuola.

- Il rapporto ripropone il divario a cui siamo abituati: il Nord Ovest e il Nord Est primeggiano, con risultati talvolta superiori alla media europea. Il Sud e le isole sono un autentico disastro. Se davvero la scuola può essere lo strumento di riscatto per il Meridione, dobbiamo purtroppo ammettere che fallisce miseramente.

- Il Sud primeggia, ahinoi, soltanto rispetto al Cheating, parola con la quale si indicano i suggerimenti degli insegnanti agli alunni, oppure i suggerimenti tra gli stessi alunni. Si tratta di una modalità decisamente scorretta di somministrazione della prova, attraverso cui i docenti impegnati nella sorveglianza delle classi aiutano, pur non potendolo fare, gli alunni, suggerendo le risposte giuste; oppure, gli stessi insegnanti lasciano che gli alunni siano liberi di scopiazzare. Essendo numerosissime le rilevazioni di Cheating al Sud (rilevazione che, si specifica, avviene a livello automatico dai sistemi informatici), sembra opportuno dedurre una maggiore disonestà da parte dei docenti meridionali rispetto a quelli del Centro-Nord.

- Nel Centro della Penisola si segnala un significativo miglioramento nelle regioni delle Marche e dell'Umbria; nel caso dell'Umbria soltanto rispetto alla lingua italiana.

- La regione Calabria, rispetto ai risultati in matematica (186 punti), si pone marcatamente al di sotto della media nazionale di 200 punti.

- Al termine della quinta elementare, in italiano, il miglior risultato è della regione Marche, che stacca la Sicilia di ben 18 punti. Già dalla classe V della primaria, si specifica, è possibile constatare il divario che va via via accentuandosi, a fronte di un omogeneo livello di partenza.

- Rispetto alla matematica il risultato migliore spetta alla provincia di Trento, che stacca la Calabria di 26 punti.

- Al termine delle terza media (usiamo consapevolmente termini non più adatti come "terza media", ma conosciuti dalla maggior parte della gente) il divario che andava evidenziandosi già in V elementare assume dimensioni notevoli: primeggia Trento che dà ben 31 punti alla Calabria.

- Nel Sud il sistema di istruzione, soprattutto rispetto ai risultati in matematica al termine della scuola media, non solo è di gran lunga inefficace, ma anche il più iniquo: ciò si deduce dalla notevole differenza tra i risultati delle diverse scuole.

- Nella scuola superiore il divario è ormai cronico: Trento stacca la Basilicata di 33 punti.

- Il record negativo in matematica, rispetto alla scuola superiore, spetta alla Sardegna, il cui divario con Trento è addirittura di 44 punti. 

- Le differenze si ravvisano anche rispetto alle tipologie di scuola: buoni i risultati dei licei, seguono gli Istituti tecnici e infine, fanalini di coda, i professionali.

- Tra i licei, quelli con il risultato migliore si trovano in Lombardia, i peggiori in Basilicata.

- Tra gli Istituti tecnici, i migliori sono quelli di Trento, i peggiori quelli calabresi.

- Rispetto alla matematica, si può dedurre che il livello di alcuni Istituti tecnici del Nord-Est se la batte con quello dei licei del Centro.

- A livello regionale, in matematica, il livello più alto è del Veneto e del Friuli Venezia Giulia; quello più basso è della regione Sardegna.

- Differenza di genere (ebbene sì, si calcola anche questo): le femminucce sono mediamente più brave dei maschietti. Forse per metodicità, serietà, maggiore propensione al dovere? C'è un "ma": i maschi superano le femmine in matematica.

Checché se ne dica, chi scrive ritiene le prove INVALSI utili, se non addirittura necessarie: nella scuola dell'autonomia, i cui si definisce il livello di arrivo in uscita e, qua e là, durante il percorso, alcuni blandi paletti da seguire, un termine di paragone è indispensabile. Le prove, per esperienza personale, sono efficaci, ben fatte e tendenzialmente riportano in modo fedele il livello di competenza dell'alunno. Lo stesso professor Serianni, celebre docente di linguistica presso "La Sapienza" di Roma, si espresse con parole di apprezzamento verso le prove di italiano INVALSI somministrate agli alunni. Siamo assolutamente d'accordo con lui. Non c'è altro modo per arginare la deriva di autonomia sul territorio nazionale, che porterebbe le scuole di Trento e Palermo a procedere per conto proprio, senza alcun termine di paragone e punto di riferimento. Le prove INVALSI spesso non sono ben viste dai docenti, poiché, tra l'altro, sono uno strumento di valutazione indiretta del loro lavoro. Ma davvero pensiamo, nel 2016, quando il mondo confronta i sistemi di istruzioni nei rilevamenti OCSE-PISA (in modo simile a quanto avviene con l'INVALSI), di poter mantenere una classe di docenti-lavoratori senza valutare il loro operato?

Il Rapporto evidenzia che i docenti, tra Nord e Sud, non lavorano allo stesso modo, non ottengono gli stessi risultati, non sono egualmente onesti (per quanto disturbi una tale osservazione pare che sia proprio così): quali sfide accogliere da tutto ciò?


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