mercoledì 9 luglio 2014

Perché il cervello dimentica le informazioni? Ecco i motivi

Un noto psicologo, Ebbinghaus, già nella seconda metà dell'Ottocento iniziò a studiare la capacità di ricordare dell'essere umano. Dopo aver memorizzato un elenco di 13 sillabe provò a ricordarle nei giorni successivi. Il suo studio dimostrò che si dimentica più facilmente dopo i primi due giorni, successivamente si continua a dimenticare per un mese circa, ma non con la stessa intensità dei primi due giorni. Inoltre lo studioso, provando a memorizzare nuovamente le stesse informazioni, notò che la seconda memorizzazione era molto più rapida della prima (il risultato sembra scontato, ma Ebbinghaus fu il primo a darne una dimostrazione sperimentale).

I motivi per cui si dimentica sono essenzialmente tre*:

1. Mancanza di una strategia di recupero.
Durante lo studio, anche se quello che si studia interessa molto lo studente (che così memorizza rapidamente), è importantissimo utilizzare delle strategie di recupero dell'informazione. Si tratta in sostanza di lasciare delle tracce in grado di richiamare alla memoria nozioni ed informazioni collegate tra loro; un indizio che apre delle porte già aperte. Potremmo paragonare tutto ciò ai sassolini che Pollicino disseminava nel bosco per ritrovare la via del ritorno a casa. Per fare questo esistono diverse modalità, e le più elaborate ed efficaci sono le tecniche di memoria (nel blog c'è una sezione in continuo aggiornamento).

2. Decadimento dell'informazione.
 Vi sono dimenticanze del tutto fisiologiche, normali. Nessuno tiene a mente tutto di tutto, non esistono concetti o nozioni che restano in memoria per sempre. C'è un normale decadimento delle informazioni, in primo luogo di quelle che non usiamo di frequente. Se imparo a memoria gli affluenti di sinistra del Po e non uso mai più l'informazione, nel giro di pochi giorni dimenticherò del tutto i nomi memorizzati.

3. Interferenza.
Si verifica quando ho a disposizione due o più informazioni tra loro molto simili: il cervello, in questo caso, tende a memorizzare la più facile delle due, se con facilità intendiamo la più nitida, la più isolata, la più paradossale o la più ricorrente.
La psicologia, però, dimostra anche che due informazioni simili, proprio per la loro somiglianza, tendono ad essere memorizzate entrambe facilmente.

A quanto detto finora occorre aggungere alcune precisazioni. La qualità della memorizzazione - e quindi anche l'efficacia del ricordo - è necessariamente legata al fattore emozionale, vale a dire all'investimento emotivo che ho nel momento in cui memorizzo. Quanto mi interessa quello che studio? Quello che devo mandare a memoria mi appassiona? Ho una forte motivazione in quello che faccio?
Se la risposta a questi quesiti è negativa è del tutto comprensibile che le dimenticanze siano frequenti ed intense, perché interessa poco di quello che si studia.

In fondo è capitato a tutti: se a darmi il numero di telefono è una ragazza che mi interessa terrò a mente quel numero con molta più facilità rispetto ad una situazione opposta.


* Libero Riadattamente da "Maria Teresa Serafini, Come si studia, Strumenti Bompiani, 1989, Milano"

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