venerdì 25 novembre 2016

"Cosa si perde a smettere di scrivere a mano", di Benedetto Vertecchi

In un mondo dominato dalla chat, dal touch screen, della comunicazione simultanea, che senso può avere parlare della scrittura a mano e, ancor più, dell'importanza della scrittura a mano?

Una riflessione in questo senso si sviluppa, in questo caso, in occasione del convegno "La scrittura a mano ha un futuro?", organizzato dall'Associazione Calligrafica Italiana.

Il professor Benedetto Vertecchi, professore di Pedagogia presso l'Università Roma 3 nonché uno dei relatori in occasione del convegno citato (chi scrive ha avuto il piacere di studiare sui suoi testi di docimologia) prova a rispondere a questa e ad altre domande in un'intervista a "Il Libraio".

Anticipiamo una parte interessante dell'intervista, sperando di suscitare curiosità:

“È stato possibile raccogliere circa 28.000 documenti, ordinati in serie diacroniche, dai quali ci si può rendere conto dei cambiamenti che intervengono attraverso una pratica costante della scrittura manuale: si tratta di cambiamenti che riguardano sia la qualità dei segni tracciati, sia quella dei testi prodotti. Per quanto nessuno abbia spinto i bambini a modificare il loro comportamento, nel succedersi delle settimane si poteva osservare non solo il progressivo miglioramento nella qualità grafica dei documenti prodotti, ma anche una maggiore appropriatezza ortografica e una più accurata selezione del lessico." 






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