martedì 17 agosto 2021

Se sono proprio gli insegnanti a vivere di fake news, la faccenda si fa seria

Nessuno di noi, credo, di questi tempi, sia stato totalmente estraneo ad una qualche discussione su COVID, vaccini, green pass e libertà individuali. Sono i temi del momento e sono di primaria importanza.

Si moltiplicano sui social dibattiti, talvolta infuocati, su argomenti del genere e il mondo della scuola, proprio nelle ultime ore, discute sull’obbligatorietà dei vaccini o del green pass, collegati direttamente tra loro, per l’accesso nei locali degli istituti da parte del personale e degli studenti.


Discutere e confrontarsi è una risorsa e non c’è nulla di strano in tutto questo, se non il fatto che spesso si ravvisi un fenomeno sconcertante: la tendenza di alcuni insegnanti a nutrirsi di notizie che rientrano a pieno titolo tra le fake news conclamate.


In queste occasioni di confronto, un conto è discutere su principi etici e su temi fondamentali, come ad esempio il punto di incontro tra gli interessi del singolo e quelli della collettività, discorsi su cui non esistono confini netti; altro conto è invece quello legato alla cernita tra le varie fonti di informazione disponibili, alla loro selezione e alla capacità di individuare le notizie attendibili, separandole da quelle false: si tratta di competenze imprescindibili che chi insegna dovrebbe padroneggiare (fatto salvo qualche "granchio" da cui nessuno è immune). 


Ed ecco che, proprio su quest’ultimo punto, si resta sconcertati: si assistite a confronti e discussioni in cui vengono fornite fonti, soprattutto a sostegno di tesi cospirazioniste, la cui inattendibilità sarebbe evidente a qualsiasi persona dotata di buon senso (non tanto di cultura). Ho letto docenti fare affidamento su sconosciuti canali you tube, con video di sedicenti esperti altrettanti sconosciuti, con un numero di iscritti di poco superiore a 300.

Ho letto insegnanti che dopo 110 mila morti sostengono ancora che si possa curare il COVID con l’aspirina e la vitamina C (avete letto bene, è proprio così), e che invece si scelgano altri sistemi perché il mondo malvagio e corrotto è asservito al Dio denaro (uno scoop proprio), trascurando il fatto che possa essere del tutto plausibile che affrontare una pandemia mondiale con milioni di morti comporti persino costi molto alti.


E ancora: si sostiene l’inutilità dei vaccini affermando l’efficacia di cure che sarebbero ostacolate dai “poteri forti” (senza spiegare poi quali siano), confondendo in questo modo due momenti essenziali e distinti della salute pubblica: la prevenzione, che anticipa l’insorgere della malattia, e la cura, che cerca di porvi rimedio quando questa si è già manifestata.


Si potrebbe continuare per ore, portando decine di esempi. Molti, a sostegno della loro scelta no vax, citano con una intaccabile sicumera le parole del premio Nobel Luc Montagnier. Ora, se c'è un singolo che sostiene teorie contrarie a quelle di centinaia di esperti, soprattutto su una questione così decisiva, bisognerebbe andarci davvero molto a fondo, anzitutto pensando che nessuna legge naturale impedisce ad un premio Nobel di prendere cantonate madornali (la scienza stessa lo prevede e la storia della scienza è colma di esempi di questo tipo), e poi considerando anche l'evoluzione accademica dello stesso studioso.

Si finisce così per scoprire cose interessanti, che più di qualche dubbio dovrebbero sollevarlo:

Chi è Luc Montagnier? Le sue ricerche sono state cruciali sul fronte HIV, al punto da ottenere il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 2008 insieme a Françise Barré-Sinussi. E questo è un fatto che nessuno può mettere in discussione. I problemi, per la sua figura e la sua autorevolezza, sono sorti negli ultimi anni. In particolare, dal 2020 parla di un virus manipolato e di studi simili al suo tenuti segreti. Informazione non vera, essendo alla portata di tutti, salvo andare incontro a continue smentite da parte della comunità scientifica.

Ancora, a novembre 2017 c’è stata, da parte di un gruppo di oltre 100 scienziati, una lettera aperta contro le dichiarazioni dello stesso Luc Montagnier a proposito del legame mai dimostrato tra vaccini e autismo. Questo, senza dimenticare che le più recenti teorie sull’HIV dello scienziato sono state respinte addirittura da Françoise Barré Sinoussi, che aveva vinto il premio Nobel con lui. Infine, è arrivato a proporre di curare il Parkinson e altre malattie degenerative attraverso l’utilizzo del succo di papaya.

Insomma, nei dibattiti su questioni così importanti e delicate si ravvisa da parte di alcuni docenti (pochi per fortuna, sebbene il numero esiguo non renda la questione meno grave) una evidente incompetenza nell'accesso alle fonti; si linkano siti sconosciuti la cui inattendibilità è data sia da chi scrive, sia dal contenuto, sia dalla forma stessa del canale di informazione, registrato spesso in un dominio web gratuito di terzo livello. 

Si tratta di docenti privi degli strumenti basilari di navigazione e di selezione delle informazioni, che rispondono a competenze specifiche:

  • Nella comparazione delle notizie;
  • Nell'analisi critica della fonte primaria;
  • Nell'individuazione del prestigio della testata;
  • Nella qualità della lingua in cui le notizie sono scritte;
  • Nelle modalità di monetizzazione di cui gode chi diffonde fake;
  • Nella chiara assunzione di responsabilità, anche giuridica e legale, di chi scrive;
  • Nella conoscenza delle principali tecniche di assemblaggio di notizie fake (la separazione, dai contesti di origine, di parziali verità e la successiva ricomposizione in una narrazione completamente falsa, seppur formalmente coerente); 


In tutto questo è ovvio che nessuno tocca la libertà di avere la propria opinione, le proprie idee; è ovvio anche, però, che è necessario che ogni idea o opinione sia documentata con pertinenza e cognizione.


Si potrebbe continuare a lungo, ma la domanda che sorge è molto chiara: come possono alcuni (pochi per fortuna) insegnare agli studenti ad orientarsi e ad informarsi sul web se loro stessi non ne sono capaci? 

È una questione importante che solleva una necessità formativa che merita di essere affrontata con urgenza.

6 commenti:

  1. Il green pass, oltre che un odioso ricatto, è una truffa. Perché l'autore (ANONIMO) di questo articoletto non esprime nessuna considerazione?

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    1. L'autore di questo pensiero non è affatto ANONIMO: è tutto scritto nella sezione CONTATTI.
      In più qui non si parla di GREEN PASS semplicemente perché l'articolo intende parlare di altro. Se non le dispiace, ovviamente.
      (Personalmente sono favorevole al Green Pass, se lo vuole sapere).
      C'è altro che posso fare per lei?

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    2. Fantastico i commentatore anonimo che si lamenta dell'autore non anonimo di un articolo che NON parla di quello che commenta il commentatore anonimo.
      E sono tutti cosi', storditi allo stesso modo.

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  2. Non sembra quantomeno scorretto esprimere opinioni riguardo al green pass in un gruppo di insegnanti di sostegno, a cui ho scelto di partecipare per avere un confronto su temi riguardanti il nostro lavoro, ma questo deve prescindere da opinioni personali e da scelte riguardanti la propria posizione vaccinale. Ho deciso di abbandonare il gruppo ed esprimo apertamente il mio dissenso.

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  3. Mi correggo: " mi sembra quantomeno scorretto "

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  4. Meno male che in TV dicono la pura e sacrosanta verità.
    Meno male che gli insegnanti non se la bevono

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