Diamo a Michela Di Michele il benvenuto su Guamodì Scuola. La ringraziamo per la recensione che segue, scritta interamente di suo pugno e frutto della sua passione e sensibilità. Mille grazie! Cara Michela, il nostro blog sarà lieto di pubblicare altri contenuti che tu voglia condividere con noi :)
Couleur de Peau: Miel è un documentario animato
sull’adozione e sulla ricerca della propria identità.
Semplice nel linguaggio, chiaro nella spiegazione dei fatti
e molto emozionante, ha gli ingredienti giusti per raccontare una storia
complicata e dolorosa suscitando anche l’interesse dei più piccoli.
È il 1970. Jung ha cinque anni, quando un poliziotto lo
prende per mano mentre cammina da solo nel mercato di una Seul devastata dalla
guerra. Il suo destino si incrocia, in quel momento, con quello di almeno altri
duecentomila bambini coreani orfani o abbandonati e dati in adozione
all’estero. La foto seppia consegna, alla famiglia belga, Jung Sik Jun, anni 5,
colore della pelle: miele.
L’unica scarna e fredda descrizione del bambino diventa il
titolo del documentario autobiografico, realizzato da Jung adulto per
raccontare la sua vicenda e dipanare l’intricato percorso di adozione. Prima la
coppia che lo rifiuta per una cicatrice
sotto al naso, poi l’arrivo nella famiglia numerosa che lo accoglie con
inesauribile affetto , anche di fronte alle marachelle più o meno gravi.
L’”orientale”, infatti, come lo chiamano gli altri, rischia di accecare la sorellina,
rubacchia per dispetto e trucca i voti della sua disastrosa pagella.
L’adolescenza è il periodo più difficile, nel quale il vuoto di Jung diventa
più profondo. Poi le sue esperienze e il calore delle persone a lui vicine, lo
porteranno a crescere e a sentirsi non un “diverso”, ma una persona più ricca.
Il cartoon porta alla luce un aspetto importante: l’adozione
è un processo biunivoco, nel quale entrambe le parti devono imparare a voler
bene a persone che non conoscono, spesso distanti per cultura e ognuna con la
sua storia. Si devono poi aggiungere tutte le persone che fanno parte della
società in cui vive la nuova famiglia: i compagni di scuola, gli insegnanti, i
ragazzi che si incontrano nelle attività sportive, gli amici, i parenti. “Chi
viene adottato – racconta Jung – è alla costante ricerca della sua identità e
di un risarcimento affettivo. Volevo ricevere e non volevo dare”.
La riconciliazione avviene grazie alla passione per il
disegno e la cucina asiatica. Jung, in una occasione, è tornato in Corea e per la prima volta ha
camminato per strada senza essere guardato come uno straniero. Si sentiva a
casa, ma al tempo stesso anche un turista. Dopo tanti anni passati a chiedersi
se fosse europeo o asiatico, ha capito che poteva essere tutti e due.
Il documentario d'animazione
ha vinto il premio del pubblico e quello dell'Unicef al Film Festival di
Annecy nel 2012.
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