mercoledì 30 settembre 2015

Conoscenze, abilità e competenze: facciamo chiarezza sui termini e i contenuti

Penso non si faccia mai abbastanza chiarezza su alcuni dei termini che da qualche anno monopolizzano la scuola italiana. Mi riferisco alla portata didattica di tre parole, che troviamo insistentemente nei documenti ministeriali, nelle leggi di Stato, nei libri di testo, in special modo nelle indicazioni sulla programmazione didattica: CONOSCENZA, ABILITA' E COMPETENZA.

Non si tratta soltanto di vuota terminologia, per cui conoscere o no le parole comporta solo un cambiamento nell'estensione del proprio dizionario personale. 

"Nomen omen", il principio secondo cui le parole veicolano l'essenza di ciò che significano, vale anche in questo caso: conoscere la differenza tra questi tre concetti vuol dire approcciare in modo diverso alla pratica didattica.

Prendendo in prestito due concetti dalla critica letteraria, possiamo dire che conoscere l'essenza concettuale di questi termini non provoca soltanto un cambiamento nell'ambito della forma, dell'apparire, ma anche del contenuto, della sostanza, della pratica del "fare scuola". Cambiamenti, quindi, nel modo di progettare, di insegnare, di valutare, di strutturare verifiche, persino di disporre i banchi all'interno dell'aula.  

Per questo riporto, nel link in basso, un contributo molto utile scritto da Ermanno Puricelli ed estrapolato dal sito dell'INDIRE.

Vi consiglio un'attenta lettura che sarà senz'altro edificante per i docenti e gli "addetti ai lavori" del mondo della scuola. Anticipo anche i contenuti trattati all'interno dell'articolo:

CONTENUTI:

- Il bisogno di un quadro concettuale chiaro;
- Le competenze come nuovi obiettivi?;
- La relazione degli obiettivi alle competenze;
- La relazione degli obiettivi alle capacità;
- La relazione degli obiettivi alle abilità e conoscenze;
- Indicazioni conclusive.


"Obiettivi formativi e competenze" di Ermanno Puricelli

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Cliccando qui sarai ricondotto alla pagina interamente dedicata alle competenze, con spunti, schede, libri e materiali utili per la progettazione e per l'attività didattica

martedì 29 settembre 2015

Buongiorno o buon giorno? Italiano Senza Errori (articolo del prof. Mancini)

Entrambe le forme sono accettate. Tuttavia, mentre la formula di saluto può essere scritta in tutti e due i modi, quando si tratta di un sostantivo la forma da utilizzare è sempre quella univerbata:

- Le ho dato il buongiorno.

- Un buongiorno fa sempre piacere.



Lo stesso vale per "buona notte" e "buonanotte". In questo caso, la forma univerbata va utilizzata anche quando l'interiezione è usata scherzosamente per mostrare scetticismo nei confronti di qualcosa o per riferirsi a qualcosa che si conclude in modo brusco:

- "Ho studiato molto per l'esame" - "Sì, buonantotte..."
- Ho scritto due righe e buonanotte.

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L'articolo è tratto dalla pagina Facebook del prof. Mancini, che abbiamo il piacere di avere tra i collaboratori del nostro blog.

Al link seguente trovate la sua pagina Facebook:

lunedì 28 settembre 2015

Fattori ed elementi del clima: materiali didattici

Cercavo strumenti per presentare i FATTORI DEL CLIMA  e gli ELEMENTI DEL CLIMA in classe. Dopo una ricerca sul web ho trovato delle risorse che ritengo soddisfacenti e ve le propongo in un percorso.

Si tratta di strumenti da usare con la LIM, da proiettare con PC e videoproiettore e che gli studenti possono utilizzare anche autonomamente per consolidare l'apprendimento o per approfondire.
Le risorse proposte sono adatte alla scuola secondaria, ma vanno bene anche per la primaria (quarta o quinta).

1. VIDEO DIDATTICO "IL CLIMA": video di quasi 6 minuti realizzato da un'insegnante

 

2. SlideShow sui fattori e gli elementi del clima: 29 slide sull'argomento


3. Elementi e fattori del clima: testo scritto (estrapolato da sapere.it)


4. Mappa concettuale: fattori ed elementi del clima



domenica 27 settembre 2015

Gli schiaffi servono in educazione? Di Alberto Pellai (include una filastrocca per fini educativi)

Si pensava un tempo che il buon educatore fosse quello che sapeva farsi rispettare, poco importa se anche con l'uso di "correzioni corporali". 
Persino la Bibbia lo consiglia. In Proverbi 23, 13-14 si legge:
"Non trattenere la disciplina dal semplice ragazzo. Nel caso che tu lo batta con la verga, non morirà. Con la verga tu stesso devi batterlo, per liberare la sua medesima anima dallo stesso Sceol."
Oppure, ancora in Proverbi 13, 24:
"Chi trattiene la sua verga odia suo figlio, ma chi lo ama è colui che in effetti lo cerca con  la disciplina".

Ma cosa pensano gli educatori, gli psicologi e i pedagogisti oggi? Una risposta ce la dà Alberto Pellai nel testo che segue.

Gli schiaffi servono in educazione?

Lo schiaffo è una bomba che scoppia in faccia
Fa sì che un bambino per sempre taccia.
Fa male alla pelle ma ancor di più
Mi affoga nell’ansia e non vengo più su.
Se credi che per riuscire a calmarmi
Lo schiaffo ti serve e può fermarmi
Ti dico che invece uno schiaffo è una bomba
Che spinge noi bimbi a un silenzio di tomba.
Così non potremo mai più raccontare
Che cosa ci aveva fatto arrabbiare.
A volte un capriccio vuol farti capire
Che provo qualcosa che non riesco a dire.
Ho poche parole e molti pensieri
Per dirti che anch’io ho momenti neri.
Se provo paura, ho il cuore in subbuglio
A volte qualcosa ti dico e farfuglio
Ma spesso è più facile per un bambino
Star zitto e fare il birichino.
Lo so che non devo farti arrabbiare
Ma a volte non mi so proprio fermare.
Tu mettimi allora in castigo e se puoi
Non darmi mai schiaffi è il patto fra noi.

Filastrocca tratta da "Nella pancia del papà" di A.Pellai (Franco Angeli Editore)

Uno schiaffo sulla faccia, una sculacciata: quanti di noi quando non ne possono più, ricorrono alle mani per riportare la disciplina con i propri figli? C’è chi si lascia scappare una sculacciata. Succede….ma siamo davvero convinti che sia la cosa migliore per un figlio? C’è che invece dà sberle sulla faccia. E in questo caso vorrei farvi riflettere sul fatto che ogni volta che ricorriamo a questo tipo di punizione corporale per ristabilire l’ordine, facciamo un clamoroso autogol. Perché un ceffone sul volto lascia un segno non solo sulla pelle ma anche sul cuore. E attraverso di esso nostro figlio impara da noi che la forza fisica può essere usata per risolvere i problemi. Non va trascurato il fatto che molti bulli, che usano violenza nei confronti dei coetanei, sono in molti casi minori che sono stati educati e cresciuti in un clima di violenza famigliare. Ho già pubblicato questa poesia – dedicata allo schiaffo – lo scorso anno. E ha suscitato riflessioni e commenti da parte di centinaia di adulti. Il tema mi sembra sempre molto valido: ecco perché la ripubblico sulla mia pagina Facebook. Molti, nei loro commenti passati, hanno usato come motivazione a favore delle sberle ai figli questa giustificazione: Quando i genitori davano le botte ai loro figli, c’era molto più rispetto e obbedienza. Ora, invece, che nessuno si permette di dare sberle ai figli, la maleducazione è all’ordine del giorno. Vi invito a riflettere su questa domanda: davvero i bambini che ricevono sberle imparano ad obbedire ai genitori, perché – grazie ai ceffoni ricevuti – li ritengono autorevoli e affidabili? Oppure dare sberle ai figli significa insegnargli a risolvere i problemi applicando la regola del "più forte". Personalmente penso che la violenza genera violenza. Anche quando è utilizzata a scopo educativo. Nessuna formazione del cuore, dello spirito, dell'anima potrà mai nascere da un atto di forza fisica. Ciò che ci rende davvero educatori è la forza del nostro cuore, non quella delle nostre mani. E' la com-petenza del genitore ciò che educa un figlio, non la sua potenza.
Se pensate che ci sia un adulto che ha bisogno di riflettere su queste parole condividete con lui questo post. E condividetelo anche se pensate che per coltivare la pace nel mondo bisogno partire dalle piccole cose e dalle piccole scelte che compiamo ogni giorno in famiglia e con le persone che ci vivono accanto. Non c'è pace del mondo se non c'è pace del cuore.



L'ARTICOLO è TRATTO DALLA PAGINA FACEBOOK DI ALBERTO PELLAI PER CONCESSIONE DELL'AUTORE.
LA PAGINA LA TROVI AL LINK RIPORTATO IN BASSO:

sabato 26 settembre 2015

La figlia di Robin Williams e la depressione: un messaggio di speranza - Educare Narrando

Zelda Williams è la figlia del noto attore, Robin Williams, scomparso poco più di un anno fa, suicida, a causa di una forte depressione di cui soffriva da anni. 
Dopo mesi di dolore e di elaborazione del grave lutto che l'ha investita, Zelda scrive una riflessione molto bella, profonda, che rivolge a chi soffre di depressione, a chi è triste e arrabbiato. Una riflessione ispirata mentre osserva la luna con le persone care.
In essa una frase vera, verissima:
"Evitare la paura, la tristezza o la rabbia non significa essere felici"  

Buona lettura!

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"Ho passato la notte tremando e ridendo sotto un cielo limpido e pieno di stelle insieme alle persone che amo solo per condividere con loro qualcosa di bello. Abbiamo ammirato la luna e abbiamo riso così tanto da far diventare le nostre voci rauche e io sono così incredibilmente grata per ogni secondo. Ho raggiunto una consapevolezza nell'ultimo anno e sento il bisogno di condividerla, perché potrebbe essere utile per chi forse ne avrà bisogno: evitare la paura, la tristezza o la rabbia non significa essere felici. Io vivo la mia tristezza ogni giorno, ma non mi infastidisce più. Al contrario, i meravigliosi attimi di gioia che cerco di trovare e di trascorrere non servono per dimenticare ma per aiutarmi a convivere con quelle emozioni. Ma non è facile. Voglio dire, credo che serva più coraggio per fare questo in modo consapevole piuttosto che continuare ad essere tristi. Con tutto il cuore, però, vi dico che ne vale davvero la pena. E per coloro che soffrono di depressione: so quanto buio e infinito possa sembrare il tunnel, ma, anche se la felicità sembra impossibile da trovare, per favore scegliete la possibilità della speranza, anche se debole. Perché, ve lo prometto, ci saranno abbastanza notti da trascorrere sotto la luna gialla anche per voi, non importa come o quando troverete la via per arrivarci".


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giovedì 24 settembre 2015

Scuola Elementare Facile: esiste un modo per andare bene a scuola?

Bimbibraviascuola è un sito che si occupa di fornire informazioni ad insegnati e genitori per favorire l'apprendimento dei figli e un loro ottimale adattamento sui banchi di scuola.

La guida che proponiamo qui si inserisce proprio in questi intenti. L'autore è Giorgio Luigi Borghi.

Troverai, al link segnalato in basso, la guida "Scuola Elementare Facile". Per ottenerla occorre inserire la propria Email nello spazio apposito e cliccare su "Sì, voglio la guida".

Di seguito riporto in breve gli argomenti di cui s occupa la guida:

- I 3 fattori negativi che influenzano i bambini nell'apprendimento;
- I 3 fattori positivi che aiutano i bambini nell'apprendimento;
- A scuola si insegna a studiare?;
- A casa i compiti possono essere fatti in maniera diversa?


mercoledì 23 settembre 2015

Anche questo è GENDER - Di Alberto Pellai

Anzitutto cito, nel link che segue, la pagina Facebook del professor Alberto Pellai, da cui è presa la riflessione che propongo in questo post (previa autorizzazione dell'Autore):


Alla pagina citata potrete trovare gli interventi che il professor Pellai, noto psicologo, pedagogista e docente universitario, pubblica ogni volta che lo ritiene necessario.

Segue un intervento illuminante a proposito della "famigerata" teoria del Gender, spauracchio per molti educatori e insegnanti a seguito delle mobilitazioni che la CEI, soprattuto, ha organizzato "in difesa dei bambini". 

Credo che il testo che segue possa aiutare a riflettere.

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Mamma, perché sono così brutta? Perché tutte le altre sono bellissime e io invece sono un mostro?

Quante volte le figlie parlano alle loro mamme (soprattutto) – a volte anche ai papà – rivelando un’angoscia profonda nei confronti della propria immagine corporea, del proprio aspetto fisico? Quante ragazze, pur essendo carine e di bell’aspetto, oggi si sentono brutte e inadeguate? La ricerca dice che le ragazze di oggi - vivendo in un mondo basato sulle immagini che provengono da infinite fonti (media e social media in primo luogo) - oggi vedono, nell’arco di una sola giornata, la stessa quantità di fotografie di donne bellissime che la generazione delle nostre mamme e nonne di solito era in grado di vedere nell’arco di una intera adolescenza. Dal che, se ne ricava quanto è forte la pressione sociale che sperimentano loro – le adolescenti del terzo millennio - rispetto a quella delle generazioni passate. Di certo per chi viveva 20-30 anni fa essere belle ed essere considerate belle era importante, ma non diventava una vera e propria priorità esistenziale. Questo permetteva al genere femminile di potersi concentrare anche su molti altri aspetti differenti della vita. Mentre oggi sono disponibili tante ricerche che confermano come la preoccupazione per l’aspetto estetico delle giovanissime ne limiti, in parte, i sogni e le aspirazioni. Così preoccupate del “fuori”, molte dedicano poco tempo, poco pensiero e poche energie al proprio “dentro”: insomma l’eccessiva preoccupazione per un’esteriorità che deve essere adeguata agli standard imposti, rischia poi di compromettere un’altrettanto sana preoccupazione per la propria interiorità, la propria cultura, la costruzione del proprio sé interiore. 
La pressione verso la ricerca di una bellezza irraggiungibile è ben dimostrata dal fatto che le bellissime del grande schermo sono costantemente alla ricerca di ritocchi estetici e interventi di chirurgia plastica per sembrare ancora più belle. Verrebbe da domandarsi: “Ma come, proprio loro che sono già bellissime, vogliono sembrare ancora più belle?”. Anche una giovanissima Miss Italia di qualche anno fa, dichiarata perciò la più bella della nazione, dopo qualche anno dalla sua elezione conquistò la copertina di tutte le riviste perché aveva deciso di farsi una mastoplastica additiva dichiarando: “Volevo sentirmi più sicura e più bella”. Insomma, lei che aveva avuto la “certificazione ufficiale” di “più bella del reame” non si sentiva ancora bella abbastanza. Capite che per le nostre figlie la sfida diventa molto complessa. Sto lavorando in questi mesi ad un libro per ragazze adolescenti in cui tratterò i molti falsi miti che le riguardano, che impongono su di loro una fortissima pressione sociale che le spinge spesso ad intraprendere comportamenti a rischio. Tra questi l’imperativo di una bellezza irraggiungibile mi sembra uno degli assunti che più sta facendo male a chi sta crescendo. Crescere al femminile oggi significa spesso intraprendere una battaglia contro il proprio corpo, che a volte lascia stremati e sfiniti. Una battaglia che concentra tutte le energie sulla costruzione di un contenitore (il corpo) che rimane svuotato di contenuti (l’interiorità, il cuore, l’anima, la mente). 
Per chi in questi giorni combatte per fermare l’educazione di genere, sappia che tutto quanto ho scritto in questo post appartiene all’educazione di genere. A voi sembra pericoloso? Blocchereste nella vostra scuola un progetto di educazione di genere centrato sul tema dell’immagine corporea? Io, come padre di due figlie, credo che le mie figlie, così come tutte le altre figlie del mondo, ne abbiano bisogno. Molto bisogno.
Se siete d’accordo condividete e commentate. E se avete figlie, commentate insieme a loro, quanto ho scritto.

martedì 22 settembre 2015

Einstein e il suo enigma: a chi appartiene il pesciolino rosso? Cimentatevi pure in questa prova intellettiva!

Pare che sia stato Albert Einstein ad inventare questo indovinello. Lo scienziato tedesco sosteneva che il 98% della popolazione mondiale non sarebbe stata in grado di risolverlo.


Chi di voi fa parte del restante, misero 2%? 

Ecco a voi l'indovinello:
in una strada ci sono cinque case dipinte in cinque colori differenti.
In ogni casa vive una persona di differente nazionalità. Ognuno dei padroni di casa beve una differente bevanda, fuma una differente marca di sigarette e tiene un animale differente.

Domanda: a chi appartiene il pesciolino?
Ecco alcuni indizi:
1) L’inglese vive in una casa rossa.
2) Lo svedese ha un cane.
3) Il danese beve tè.
4) La casa verde è all’immediata sinistra della casa bianca.
5) Il padrone della casa verde beve caffé.
6) La persona che fuma le Pall Mall, ha degli uccellini.
7) Il proprietario della casa gialla fuma le Dunhill’s.
8) L’uomo che vive nella casa centrale, beve latte.
9) Il norvegese vive nella prima casa.
10) L’uomo che fuma le Blends, vive vicino a quello che ha i gatti.
11) L’uomo che ha i cavalli, vive vicino all’uomo che fuma le Dunhill’s.
12) L’uomo che fuma le Blue Master, beve birra.
13) Il tedesco fuma le Prince.
14) Il norvegese vive vicino alla casa blu.
15) L’uomo che fuma le Blends, ha un vicino che beve acqua.
Coraggio, scervellatevi pure!
Scorrendo troverai la soluzione

lunedì 21 settembre 2015

EnglishGuide.ORG: trovi tantissime risorse per insegnare e/o imparare l'inglese!

Si tratta di un sito ricchissimo di risorse per apprendere o per insegnare la lingua inglese. La mole di materiali a disposizione è davvero notevole, sia rispetto alla quantità sia rispetto alla qualità.

Il sito è diviso in 4 parti:

- Vocabulary (vocabolario)
- Listening (ascolto)
- Grammar (grammatica)
- Reference (riferimenti)
- Others (altro)

Englishguide.org non ha una propria raccolta di risorse, ma raggruppa video, lezioni, esercizi da diversi siti sul web. Queste risorse sono poi suddivise nelle varie sezioni, che corrispondono ad argomenti di studio. 

Ad esempio, nella sezione listening, dedicata all'ascolto, è possibile trovare l'argomento "dining", pranzo. All'interno c'è un video che rimanda ad un blog estraneo al sito, dove è presente una conversazione di una certa Layla, che parla del cibo americano e di quanto non lo preferisca. Il video, inoltre, offre la trascrizione del dialogo, la riproduzione attraverso la suddivisione in sezioni, e le "audio notes" che aiutano nella comprensione del testo.

L'utilizzo di questo sito è vivamente consigliato a chi voglia apprendere la lingua inglese o migliorare le competenze che già possiede. E' inoltre, lo ripetiamo, un calderone di materiali per l'attività didattica in classe.


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domenica 20 settembre 2015

Come deve rivolgersi lo studente al prof.? "Tu" o "Lei"?

Utilizzando la pagina Facebook del professor Alberto Pellai (di cui riporto il link in fondo al post), gli ho chiesto come pensa che gli studenti dovrebbero rivolgersi all'insegnante. Con il "Tu" o con il "Lei"

In fondo usare i due pronomi non è proprio indifferente: il "tu" rompe le barriere, avvicina; il "lei" mette dei paletti, un limite. D'altronde il "tu" sembra confondere i ruoli, il "lei" li definisce meglio.
Di seguito riporto la mia domanda e la risposta del professor Pellai. Credo possa essere interessante e un buono stimolo di riflessione.

DOMANDA
Gentile professore, discutevo qualche giorno fa su una questione con un collega, che ho pensato di sottoporle. Dal punto di vista relazionale-educativo è più giusto che lo studente usi il "tu" o il "lei" con l'insegnante? Personalmente, dal primo anno della scuola secondaria di I grado chiedo ai miei alunni di darmi del "lei", anche se con loro ho un rapporto molto aperto e complice (nella distinzione dei ruoli, ovviamente). Molti colleghi, invece, usano il tu, anche in gradi scolastici superiori. 
Cosa pensa a questo proposito?
Mille grazie, anche se non potrà dare risposta


RISPOSTA
Penso che in questo contesto socio-culturale più che il pronome conti l'autorevolezza educativa, il carisma che il docente mostra al proprio gruppo classe. E se anche si fa dare del tu, è fondamentale, però, che nei momenti in cui c'è bisogno dell'Adulto, quello con la A maiuscola, il docente si comporti come tale e sia percepito come tale dei proprio studenti. 

Insomma, se il tu non è uno stratagemma per diventare un Amico degli studenti non c'è problema, secondo me. Purché lo stesso docente che si fa dare del tu si senta autorizzato ad assumere una posizione che sa mettere limiti e confini, laddove necessario. Insomma non un "tu" che collude, ma un "tu" che avvicina pur nel rispetto dei confini imposti dal ruolo.


sabato 19 settembre 2015

Quando tutto sembra un fallimento...

Abbiamo tutti bisogno di coraggio: piccoli e grandi, forti e meno forti, a tutte le età. 

Sul lavoro, nelle relazioni, a scuola, nello sport si va incontro a delusioni, fallimenti, difficoltà.

Qualcuno dice che le persone di successo - intendendo il termine "successo" in senso lato e non, ovviamente, solo in riferimento all'aspetto economico - non sono quelle che non hanno mai sbagliato o che sbagliano meno degli altri; spesso, anzi, è proprio il contrario: le persone di "successo" sono quelle che più di altri hanno commesso errori, a volte gravissimi errori, ma si sono rialzate, hanno medicato le loro ferite, scrollato la polvere dai pantaloni, e hanno insistito, portando avanti sogni, idee, battaglie.

Qualche esempio? 

- L'insegnante di latino gli disse: "Tu non sarai mai nessuno". Lui era Albert Einstein

- La squadra di basket lo respinse e passò una giornata chiuso in camera a piangere. Parliamo di Michael Jordan.

Proponiamo un video di casi particolari in cui persone celebri, conosciute in tutto il mondo, hanno fallito (miseramente a volte), sono state date per spacciate, finite. Eppure hanno avuto la meglio, influendo sul loro mondo con le loro idee, i loro progetti, le loro capacità.

Buona visione! Spero che questo video vi faccia bene!


giovedì 17 settembre 2015

Identificazione degli alunni con DSA: competenza osservativa dei docenti

Le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA, allegate al D.M. del 12 luglio 2011, raccomandano chiaramente di riconoscere tempestivamente eventuali predittori di DSA nell'alunno, al fine di attuare una didattica personalizzata efficace (le parole non sono testuali, i contenuti invece rispecchiano quasi fedelmente il testo citato).

In questo post riportiamo un libro molto interessante e utile edito dalla Loescher Editore, nell'ambito di una collana dedicata ai BES:

"Identificazione degli alunni con DSA: competenza osservativa dei docenti"
a cura di L. Ventriglia, A. Capuano, F. Storace

Il libro - meglio sarebbe definirlo "guida" - è liberamente scaricabile dal web. L'obiettivo di questo libro è l'identificazione precoce di un potenziale disturbo specifico.

Queste le sezioni:

- Osservazione sistematica: come?
- Osservazione sistematica: quali strumenti?
- Osservazione sistematica del processo di acquisizione strumentale della scrittura, lettura e calcolo
- Osservazione sistematica nella scuola secondaria di I e II grado: quali strumenti?
- Glossario. 


martedì 15 settembre 2015

LETTERA AI GENITORI IN OCCASIONE DEL PRIMO GIORNO DI SCUOLA - Di Alberto Pellai

Un ottimo intervento del prof. Alberto Pellai in occasione dell'inizio dell'anno scolastico: 

si tratta di una lettera immaginaria che un bambino scrive ad un genitore, a cui suggerisce utili accorgimenti per essere "ben trattato" rispetto agli impegni scolastici, all'approccio alla scuola, alla sua dimensione emotiva ed affettiva.

E' davvero un intervento edificante.

Buona Lettura!

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Cari mamma e papà, io oggi comincio la scuola primaria. Divento ufficialmente uno scolaro. So quanto voi ci teniate a me e alla mia istruzione. So che studiare è importante. Ma se possibile, vi consiglio di leggere queste piccole regole che ci permetteranno di capire che la scuola serve per la vita ma che non è tutta la nostra vita. 


1. Io non sono i voti che prendo. E voi neppure. Quindi se qualche volta prendo benino (e non bene), se la maestra mi mette qualche visto, se addirittura arriva a casa l’invito a rifare qualcosa perché ho sbagliato tutto: calma e sangue freddo! Non è morto nessuno, domani il sole continuerà a sorgere nel cielo. E io ho diritto a fare qualche errore. Non controllate ossessivamente i miei voti, non chiedetemi sempre cosa ho preso nei compiti. Ve lo ripeto: io non sono i voti che prendo.

2. Non mi piace farvi la lista dei voti che hanno preso i miei compagni. Detesto quando mi chiedete chi ha preso più di me e chi ha preso le insufficienze. Voi avete un figlio: me. Sono unico e speciale e non mi piace essere messo in classifica prima o dopo questo o quel compagno, in base ai voti ottenuti. Se non capite bene perché. Rileggete il punto 1.

3. Al mattino, se possibile, rallentiamo le corse. A volte mi sembra di essere il vostro portachiavi. Mi svegliate, mi alzate, mi vestite, mi "colazionate", mi lavate i denti, mi buttate sulla macchina. E l’unica frase che riuscite a dire è: Corri che è tardi. Possiamo rallentare un po’? Altrimenti al mattino sono così stressato, che tra qualche settimana comincerò ad avere mal di pancia o qualche altro disturbo psicosomatico. 

4. Collegato al punto 3: è bello svegliarsi al mattino con i volti dei tuoi genitori che sorridono. Con una bella canzoncina. Con una carezza sulla testa. Ma anche con la televisione spenta. Con i vostri cellulari ancora sconnessi. Così abbiamo il tempo di dirci buongiorno. Poi magari vi racconto che ho un po’ di “ansietta” perché a scuola non so bene che cosa mi aspetta. Allora voi mi guardate negli occhi e mi fate un sorriso. Poi magari papà mi dice anche una barzelletta. E mamma mi fa un massaggino sulla pancia. E io, non so dirvi perché, comincio subito a stare meglio. E l’ansia scompare. E mi viene da ridere. E ho voglia di uscire di casa insieme a voi.

5. Quando mi accompagnate a scuola ricordatevi che io non parto per la guerra. E voi neppure. Perciò, sul cancello di ingresso, basta un bacino e un saluto di buona giornata. Non serve che ci baciamo dieci volte, che ci abbracciamo venti volte. Che mi stringete la mano e poi la lasciate andare e poi la stringete di nuovo. Così come non serve che rimaniate lì sul cancello a vedere che salgo le scale che portano dal cortile all’ingresso dell’edificio. E non serve neppure che rimaniate lì fuori dal cancello ad aspettare che io salga la rampa delle scale, entri nella mia classe e poi corra ai vetri della finestra della mia classe per farvi un’ennesima serie di saluti. E’ vero: i primi 2 o 3 giorni può essere anche bello. Ma poi non serve più. E ve lo do certo: nel passaggio dal piano terra al primo piano state sicuri che non morirò cadendo nel vuoto della tromba delle scale. Perciò state sereni e andate al lavoro contenti. Quando suonerà la campanella di fine scuole state sicuri che ci ritroveremo all’uscita sorridenti. E saremo tutti sani e salvi.



Mi sembra che sia tutto. State tranquilli. La scuola mi farà bene. E farà tanto bene anche a voi. Crescere è bello.
Alcuni bambini con cui ho lavorato in questi anni mi hanno pregato di far leggere questo messaggio a più genitori possibili. Io obbedisco. E se qualcuno di voi sta affrontando l’ingresso alla scuola dell’infanzia o alla scuola primaria vi consiglio di leggere, insieme ai vostri bambini, la storia che ho pubblicato per Erickson: Si va a scuola. Prepararsi ai primi giorni in classe. Una storia tenera e con qualche bella risata. E con tanti consigli educativi per i genitori. Perché i primi giorni di scuola sono così belli, che il loro ricordo rimane con noi per tutto il resto della nostra vita.

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Il link in basso rimanda alla pagina facebook del prof. Alberto Pellai, dove potrete trovare spunti educativi e riflessioni davvero molto utili:

lunedì 14 settembre 2015

Test d'ingresso italiano L2 - Livelli A1 e A2, da scaricare liberamente

Al link in basso riportiamo una risorsa in formato PDF liberamente scaricabile di oltre 40 pagine in cui sono raccolte prove d'ingresso di italiano, finalizzate alla verifica dei livelli di competenza linguistica A1 e A2 di alunni L2, vale a dire alunni stranieri (in qualche caso anche italiani) che non parlano l'italiano come lingua principale.

LA risorsa è stata realizzata dal Centro COME - Percorsi di accoglienza, integrazione, educazione interculturale, in collaborazione con l'associazione Farsi Prossimo e la Provincia di Milano

Il plico, nella sua parte iniziale, contiene anche dei suggerimenti per la somministrazione dei test e delle proposte per la valutazione dei test.



Se il link in alto non funziona clicca qui sotto:

sabato 12 settembre 2015

Adempimenti neo-immessi in ruolo - Personale docente e ATA

L'immissione in ruolo del personale della scuola - sia docente che ATA - comporta una serie di adempimenti che il lavoratore dovrebbe conoscere.

La trafila delle cose da fare è più o meno la stessa di tutti gli anni, anche se la legge 107 - il DDL "La buona Scuola" trasformato in legge - introduce qualche novità. Ad esempio, tra le altre cose, l'insegnante tutor da affiancare al docente viene scelto dal D.S. e non dal Collegio dei Docenti. Oppure, tra i 180 giorni di servizio prestati, almeno 120 devono essere impiegati nelle attività didattiche.

Nel link in basso, in soccorso al personale immesso in ruolo, riporto una guida elaborata dai COBAS di TORINO, in cui viene descritto PASSO PASSO tutto ciò che il neoassunto deve fare, i suoi doveri e i suoi diritti, lo svolgimento dell'anno di prova e le caratteristiche dell'anno di formazione ... e molto altro.


Di seguito, invece, una guida relativa all' A.S. 2014/2015 elaborata dalla FLC CGIL dove trovare ottime indicazioni anche per il personale ATA.

Adempimenti Neoassunti - Il mio lavoro me lo merito


Nel link in basso potete trovare un post che rimanda ad una guida snella e di facile consultazione elaborata dalla GILDA Insegnanti, utile, tra le altre cose, per visionare schematicamente i documenti necessari per formalizzare l'immissione in ruolo.

venerdì 11 settembre 2015

New Pelikano: crei l'orario della tua classe, per gli alunni o per affiggerlo fuori dalla porta

New Pelikano è una risorsa bellissima e gratuita.

E' molto bello affiggere l'orario di classe fuori dalla porta dell'aula e con New Pelikano è possibile realizzarne di bellissimi in pochi secondi e con pochi click. 

Dal link riportato in basso sarete ricondotti nella pagina di new pelikano: è una pagina semplice ed intuitiva. Potrete scegliere delle immagini di default del vostro calendario, oppure caricare quella che preferite dal vostro pc (anche la foto di classe dell'anno recedente, perché no?).

Per personalizzare il calendario, per esempio dandone una copia a ciascun alunno, è sufficiente scriverne il nome nello spazio "il tuo nome"

Il disegno in sottofondo si può modificare cliccando su "cambia il disegno" (ci sono 5 opzioni).

Per scrivere l'orario è sufficiente cliccare sulla casella e scrivere il nome della disciplina.

L'orario si può stampare direttamente o salvare sul proprio computer.

E' davvero una risorsa creativa per abbellire la classe e i diari degli alunni (che in genere vengono impiastrati, già dalle prime pagine, proprio per scrivere l'orario delle lezioni).

Buon lavoro!

mercoledì 9 settembre 2015

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