mercoledì 16 settembre 2020

Stiamo parlando tanto di scuola, è vero, ma solo perché non si sa dove lasciare i figli - di Elena Agostini


Di Elena Agostini, insegnante


Quando l’eterea Maria Stella Gelmini, quella che voleva scavare un tunnel per i neutrini per farli arrivare più velocemente in Svizzera, smantellava la scuola con una riforma che la depauperava di dignità, storia e geografia e gli insegnanti scioperavano, avete taciuto.

Quando l’azzeccagarbugli più recente ha varato una riforma della scuola semplicemente farneticante, paventando un inesistente premio al merito degli insegnanti per coprire l’abisso del nulla che stava istituzionalizzando e noi insegnanti scioperavamo, inascoltati, dopo aver abbaiato per mesi alla luna, avete taciuto.

Quando, di legislatura in legislatura, non importa di che colore, la scuola pubblica, palestra di democrazia e libertà, è stata smantellata pezzo per pezzo, impoverita, uccisa, ridotta allo stremo e l’unica voce che avete sentito levarsi è quella degli Insegnanti, voi, in un silenzio colpevole e complice, avete taciuto.

E poi, di silenzio in silenzio, disinteressato, indifferente, colpevole e complice per l’indebolimento per ciò che avrebbe dovuto interpellarci di più, la fucina da cui si originano le nuove generazioni, venne il lockdown.

Non è colpa nostra se a marzo hanno chiuso la scuola.
Se non l'avessero chiusa, saremmo andati al lavoro esattamente come tutti gli altri lavoratori che hanno dovuto raggiungere il luogo di servizio durante l’isolamento, con tutte le paure e le preoccupazioni ad esso connesse.
Se la scuola ha chiuso, lo ha fatto per tutelare la parte più fragile, bisognosa di attenzioni e di cure, la parte più bella e degna di essere salvaguardata della nostra società: i bambini e i ragazzi, non gli insegnati.
I quali, che lo si voglia riconoscere oppure no, hanno lavorato e pure tanto, con l'aggiunta della frustrazione di non aver potuto raggiungere davvero gli studenti, di aver potuto fare solo il loro meglio in quel momento, con una didattica da inventare di sana pianta, inadeguata certamente, incompleta, ma l'unica possibile.
E il pensiero degli strascichi che questo lascerà nella mente e nell'anima dei ragazzi non ci lascia dormire.

Le tante parole che ho sentito in questi mesi sulla scuola, lungi dal farmi piacere, mi hanno fatto rintorcinare le budella.
Perché se la tanta retorica sull’importanza della scuola, sulla necessità della formazione, dell’istruzione, dell’educazione delle giovani generazioni fosse stata tenuta a mente sempre, non soltanto quando non si sapeva dove lasciare i propri figli, la scuola italiana di cui tanto molti blaterano senza conoscerne le fatiche e le lotte, sarebbe degna di questo nome.

E ciononostante la Scuola è ancora un baluardo di eccellenza e di libertà grazie all’abnegazione di tutti coloro che, nonostante mezzi risibili e uno stipendio fisso, quello che tanto turba il sonno della collettività, ma che non aumenta mai neanche dopo 3000 ore di straordinario, si dedicano anima, corpo e energie ai Figli di questa povera patria.

E poi una menzione speciale meritano gli strali di questi giorni.
I latrati gettati nell’aere tanto per prendersela con qualcuno.
Perché, ovviamente, le preoccupazioni di questi giorni degli insegnanti non vengono ascoltate, ma irrise, stigmatizzate, sperculeggiate giacché, lungi dal fermarsi a considerare un punto di vista diverso dal proprio, si preferisce sparare nel mucchio senza farsi domande ma con la prosopopea urticante di chi crede di conoscere a priori tutte le risposte.
La preoccupazione di questo tempo, non è per noi stessi.
Ma per una scuola prigioniera e soffocata da un milione di protocolli necessari ma che non ti lasciano quasi respirare e tu, mentre ti chiedi come fare per rendere "umana" nonostante tutto l'esperienza scolastica di quest'anno, ti interroghi come puoi fare la tua parte in mezzo a un miliardo di divieti che hanno reso la tua classe, per necessità somma, simile a una terapia intensiva.
Ma tutto questo il popolino non lo sa.
E accusa.
Blatera.
Pontifica.
Punta il dito.
Straparla senza sapere.

Lo sapete perché va male questa società allo sbando che non apprezza la cultura e genera mostri che uccidono ragazzi inermi in quattro contro uno?
Perché la scuola è l'istituzione più bistrattata e trascurata di quello che vorrebbe essere un paese civile, perché tutti, invece di chiedere una scuola all'altezza dei sogni dei propri figli e battersi insieme agli insegnanti per averla, continuano a puntare il dito contro chi spesso fa molto di più di ciò che gli viene chiesto, per il bene delle Persone che hanno di fronte.
Continuate a svilire l’autorevolezza degli Insegnanti, il loro lavoro e poi quando vi ritroverete figli maleducati e ignoranti come capre venite ad accusare la scuola di non esser capace di educare.

E se vi fa sentire meglio continuare a parlare dei "privilegi" degli insegnanti, a breve ci saranno i concorsi.
Potrete così accedere anche voi al fatato mondo della scuola, in questo eden di lavoratori privilegiati che ogni mese ricevono lo stipendio, qualunque cosa accada.

La vita, del resto, è solo una questione di scelte.

Noi continueremo con amore e passione a fare quel che sappiamo.
A costruire legami che addomesticano e salvano, a ringraziare per la meraviglia di avere a che fare ogni giorno con l’umanità più bella e a coltivare l’utopia di voler continuare a fare con quelle giovani vite “quel che fa la primavera con i ciliegi”.

Tutto il resto sono solo parole.

13 commenti:

  1. ....quel che fa la primavera con i ciliegi :meraviglioso, mi è venuta la pelle d'oca

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  2. In pensione da un anno sento troppo forte la mancanza della scuola. Quella dell'insegnante è una professione che ti fa sentire viva.Il contatto quotidiano con ol mondo della cultura e dei giovani è VITA.Ma è anche la professione in cui non smetti mai di lavorare neanche quando torni a casa e in cui devi inventarti mille strategie per sopperire alle mancanze amministrative. Il mio IN BOCCA AL LUPO a tutti gli insegnanti che sono certa non si risparmieranno per garantire ai propri studenti serenità e normalità.

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  3. Stupendo articolo!!!! ❣️

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  4. Possiamo condividerlo??? È il pensiero di tanti!

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  5. È stupendo! La scuola ti resta nel cuore e ti interessa, anche quando sei in pensione... da tanto. Coraggio giovani colleghi! Noi speravamo coi nostri scioperi di lasciarvi una scuola migliore...Ora vedo le mie 4 figlie nella scuola tristemente messe peggio! Verranno tempi migliori x voi? Ve lo auguro.

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  6. Quando ci sarà un metrica condivisa per giudicare oggettivamente il lavoro e quindi il risultati ottenuti da un insegnante ne riparliamo. Impegnatevi voi stessi per ottenerla e magicamente non ci saranno più polemiche. Inevitabilmente però se una classe sarà "buona" non sarà solo merito dell'insegnante e se una classe sarà "cattiva" non sarà solo colpa degli alunni. Magari, finalmente, si potrà fare una chiara distinzione fra chi merita e i perfetti inetti ed incompetenti a cui dovrebbe essere interdetto il contatto con dei minori. Sono convinto che ci sarebbero parecchie sorprese........ e meno retorica e luoghi comuni, sia negli articoli come questo, sia in quelli del popolino che
    ...accusa.
    Blatera.
    Pontifica.
    Punta il dito.
    Straparla senza sapere.

    Buon lavoro....

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  7. 'Metrica' è molto vicina a retorica a mio giudizio. Anche lei sta facendo retorica e comunque come insegnante non ho paura di essere giudicata e misurata da nessuno! Ma sicuramente non tramite i soliti luoghi comuni!

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  8. Mi scuso se non sono stato chiaro. La mia "metrica" è chiaramente quella ingegneristica con cui, per esempio, si valutano alcune caratteristiche dei software. Cioè giustamente un metodo per "misurare". Quindi nulla di più lontano dalla retorica dei luoghi comuni. Deformazione professionale: "non si può controllare quello che non si può o..... non si vuole misurare". Non ho dubbi che molti insegnanti non avrebbero problemi a sottoporsi a questo tipo di valutazione. Come non ho dubbi che le sorprese sarebbero infinite.... tanti non dormirebbero sonni tranquilli....

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  9. Ho esperimentato la professione del maestro per molti anni, da fidanzata e successivamente da spsosa di un maestro elementare. La sua professione era quella di educare e nello stesso tempo di insegnare a generazioni di bambini non solo le materie scolastiche , ma anche tutte le fasi morali e civili che formano il carattere della persona umana.

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  10. Questo articolo gronda di retorica, autocompiacimento, disprezzo del prossimo.
    Nessuna novità: gli stessi sentimenti che vengono espressi, sotto forma di inesauste lamentele, tutti i giorni in qualunque sala insegnanti.

    Da insegnante sempre grazie al Cielo dissidente, non posso che dire: questo è ciò che non sono, ciò che non voglio.

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  11. Condivido tutto, ogni virgola, ogni spazio di questo articolo, scritto con il cuore. Perché è con il cuore di migliaia di insegnanti che la scuola si è retta e ha mantenuto dignità in tutti questi lunghi anni.

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