giovedì 1 maggio 2014

Allora disse: parlaci del lavoro - K. Gibran


Tratto da "Il Profeta" di Gibran; un testo sul lavoro piena di saggezza, sapienza, profondità. Dedicato a chi lavora, a chi non più, a chi lavorerà.

ALLORA un aratore disse: Parlaci del Lavoro. Ed egli rispose, dicendo:

voi lavorate affinché possiate procedere di pari passo con la terra e l'anima della terra. Poiché essere oziosi significa farsi estranei alle stagioni, e uscire dalla processione della vita che marcia con maestà e fiero ossequio verso l'infinito.

Quando voi lavorate siete un flauto attraverso il cui cuore il sussurrare delle ore si converte in musica.
Chi di voi vorrebbe essere una canna, muta e silente, quando tutto il resto canta insieme all'unisono?

Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando voi lavorate voi portate a compimento una parte del sogno remoto della terra, assegnato a voi quando quel sogno fu generato, e nel mantenere voi stessi con fatica voi in verità state amando la vita, e amare la vita attraverso la fatica significa essere in intimità con il segreto più intimo della vita.

Ma se voi nella vostra pena chiamate la nascita un tormento e il sostentamento della carne una maledizione scritta sulla vostra fronte, allora rispondo che null'altro se non il sudore della vostra fronte porterà via quello che vi è scritto.
Vi è stato anche detto che la vita è tenebra, e nella vostra stanchezza voi fate eco a quello che fu detto dagli stanchi.
Ed io dico che la vita è veramente tenebra tranne quando c'è passione.
E tutta la passione è cieca tranne quando c'è conoscenza. E tutta la conoscenza è vana tranne quando c'è lavoro; E tutto il lavoro è vuoto tranne quando c'è amore; e quando voi lavorate con amore voi legate voi stessi a voi stessi, e l'uno all'altro, e a Dio.
E che cosa significa lavorare con amore?

Significa tessere la stoffa con fili tratti dal vostro cuore, proprio come se la persona da voi amata dovesse indossare quella stoffa. Significa costruire una casa con affetto, proprio come se la persona da voi amata dovesse dimorare in quella casa.
Significa spargere semi con tenerezza e fare la mietitura con gioia, proprio come se la persona da voi amata dovesse mangiare il frutto.

Significa permeare tutte le cose cui date forma con un soffio del vostro proprio spirito,
E sapere che tutti i morti beati stanno intorno a voi e osservano. Spesso io vi ho sentito dire, come se parlaste nel sonno: «Colui che lavora il marmo, e trova la forma della sua propria anima nella pietra, è più nobile di colui che ara il suolo.
«E colui che ghermisce l'arcobaleno per stenderlo su una tela in sembianza d'uomo, è più di colui che foggia i sandali per i nostri piedi».

Però io dico, non nel sonno, ma nella piena veglia del mezzogiorno, che il vento parla alle querce gigantesche non più dolcemente che al più piccolo di tutti i fili d'erba; e grande è solo colui che converte la voce del vento in un canto reso più dolce dal suo proprio atto d'amore.
Il lavoro é amore reso visibile.

E se voi non potete lavorare con amore ma solo con disgusto, è meglio che lasciate il vostro lavoro e sediate all'ingresso del tempio e prendiate l'elemosina da coloro che lavorano con gioia.
Poiché se voi cuocete il pane con indifferenza, voi cuocete un pane amaro che nutre soltanto metà della fame dell'uomo.
E se voi fate con malavoglia la pigiatura dell'uva, la vostra malavoglia stilla un veleno nel vino.
E anche se voi cantate come angeli, ma non amate il canto, voi velate le orecchie dell'uomo alle voci del giorno e alle voci della notte.

K. Gibran, Il Profeta

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