sabato 9 maggio 2020

Una maestra a distanza, pensieri di Marina Midei

Mi sento un po' impreparata": l'insegnante alle prese con la ...

UNA MAESTRA A DISTANZA
Maestra, veramente faremo le dirette? E ci ritroveremo insieme? Quindi maestra, facciamo come a scuola? Maestra ma faremo videoincontri anche per musica? Maestra mi trovo molto bene con le videolezioni perché le riascolto sempre e mi tolgono i dubbi. Meglio che una sola lezione a scuola. Maestra, quando torniamo a scuola, continui a caricare le videolezioni? Maestra a casa mi annoio: tutti i giorni sono uguali. Almeno adesso aspetto le dirette per vedervi! Maestra ma tu hai un canale youtube?? Grazie Maestra! Maestra! Maestra! Maestra! Maestra! Un urlo a cercare uno scoglio prima che la connessione si chiuda. Ho trovato le mie due classi quinte della scuola primaria. 50 alunni collegati in due tranche da 25: puntuali, ad aspettarmi. Un appello fatto di presenti. Presenti che mi aspettavano per ripartire: che ripartiti lo eravamo già, dal Registro Elettronico. Ma lì non eravamo insieme. Gli occhi sgranati, felici, emozionati. Presenti tutti. Presenti! Eravamo tutti lì. Insieme. Era tutto normale. Era tutto come prima. Eravamo noi insieme, solo più felici di esserci. Ho trovato i miei ragazzi. Allentati, rallentati, in punta di piedi. Cercavano la mia mano. Aspettavano che dessi loro la mia mano per farli saltare avanti, a dire "il nostro cammino continua! Ragazzi le Scuole Medie vi aspettano! E noi ci andremo!" Una preoccupazione, una vera crisi avviare la didattica a distanza: ma dagli audio ricevuti su un pc ho ascoltato le voci ricche e piene dei più timidi, dagli scritti in una mail ho riconosciuto ancor di più la personalità brillante degli introversi. Cosa avrebbe dovuto insegnare, a me insegnante, questa didattica a distanza? Semplicemente tutto quello che ancora non conoscevo: ad usare un nuovo programma, a cercare nuove strategie... a leggere un testo immaginando un volto, scoprendo un pensiero diverso in un formato diverso, ad ascoltare una voce rimbombare nelle orecchie dagli auricolari di una cuffia, come mai avrei potuto ascoltare in un aula. Sono le 16. Alle 17 primo turno di videocall. Sono emozionata. Ho un po' di paura: speriamo di riuscire a far funzionare tutto per bene. Ma i miei ragazzi ci saranno? Parteciperanno alla lezione? C'era tanto scetticismo a partire un po' per tutti : saro' stata chiara nelle spiegazioni di procedura in piattaforma? Ho consegnato tutto con due giorni di anticipo e ho rassicurato tutti che ce la faremo. Squilla il telefono per un messaggio: "Maestra, sono la mamma di Francesca. Se può aiutarla oggi che io lavoro e non potrò essere con lei". "Signora lasci il mio telefono a Francesca. Stia tranquilla. Ci penserò". La richiesta di aiuto alla rappresentante: "Per favore, mi serve un aiuto! Assisti Francesca via telefono mentre sono in collegamento con i ragazzi, falla accedere alla piattaforma". Intanto entro nel LIVE: saluto tutti i ragazzi e penso all'unica pecorella smarrita che non trovo nello schermo tra le facce dei suoi amici. Il telefonino vibra: "Maestra sono Francesca, non riesco ad entrare in piattaforma". "Maestra come devo fare". "Maestra non ci riesco". Non riesco più neanche io. "Bambini fermi. Non possiamo iniziare. Non c'è Francesca..." "No maestra!!! È entrata!!! Ho visto la foto!!!" "Francesca! Francesca ci sei?" "Si maestra. Ce l'ho fatta: ci sono!" Sì siamo tutti! Tutti ce l'abbiamo fatta!!! Allora iniziamo: "Ragazzi, al mio tre, aprite tutti il microfono e facciamoci un applauso!!!" Lasciate piangere un momento anche me. Sono di nuovo una maestra. Una maestra a distanza.
Marina Midei

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