venerdì 16 ottobre 2015

Le regole contano di più della vittoria in una squadra? Di Alberto Pellai


Un nuovo intervento del prof. Alberto Pellai che abbiamo il piacere, ancora una volta, di riportare sul blog Guamodì Scuola.

Non mi intendo di Pallavolo, ma mi ha molto colpito la notizia rilanciata da tutti i media, del ct Berruto che ha reinviato in Italia, quattro giocatori della nazionale - in ritiro in Brasile prima dell'esordio di mercoledì alle finali di World League e a meno di 48 ore dalla prima partita – per motivi disciplinari. I quattro rimpatriati, incluso il capitano della squadra, avevano, come tutti gli altri giocatori, la domenica libera ma si erano presi la libertà senza autorizzazione di far tardi anche il sabato sera e di non rientrare al loro albergo entro il limite orario convenuto con l’allenatore. Perciò sono stati rimandati a casa. 


Rifletto sul fatto che questo CT ha dato un messaggio forte a tutta la sua squadra. Ha deciso di conquistare la propria autorevolezza con un intervento molto autoritario, che infatti è finito su tutti i giornali. Lo ha fatto a scapito del risultato. Ovvero, ha dimostrato che per lui la cosa più importante non è vincere, ma costruire un gruppo di lavoro degno di questo nome, capace di cooperare e di integrarsi in un sistema, dove nessuno fa quel che vuole, perché ci sono limiti e confini che non vengono stabiliti dal singolo, ma che sono stati predisposti da chi ha la leadership a tutela di tutto il sistema. 


Stimo molto ciò che è stato capace di fare questo CT. Penso a tante partite di campionati minori, su campetti di oratorio, dove giocano a volte ragazzini che bestemmiano, che scalciano, che si comportano molto male. Penso a tanti ritiri di squadrette di giovanissimi dove trasgressioni e comportamenti vietati sono stati agiti da ragazzini imberbi che avrebbero dovuto ricevere lo stesso trattamento che il CT Berruto ha riservato ai giocatori della sua nazionale. Invece, molti allenatori dicono cose come: “Sì è davvero indisciplinato, ma è tanto bravo sul campo. Non posso permettermi di squalificarlo neanche per una partita, altrimenti rischiamo di perdere il campionato”. O ancora “Sì ha fatto un bel po’ di ragazzate. Ma si sa sono giovani e anche noi alla loro età facevamo lo stesso”.

Vorrei che l’esempio di Berruto fosse una lezione per tutti gli educatori e gli allenatori sportivi. Soprattutto in età evolutiva lo sport è un’occasione per divertirsi e formarsi, per imparare a stare con gli altri e per apprendere anche il rispetto delle regole. E soprattutto lo sport dovrebbe servire a partecipare, prima ancora che a vincere. Per vincere c’è tempo tutta la vita. E vincere nonostante tutto e contro tutto e tutti, quando si è giovanissimi, potrebbe rivelarsi un incredibile autogol.

Invito voi genitori, che state riflettendo su quale associazione sportiva scegliere dopo le vacanze per le attività extrascolastiche dei vostri figli, a riflettere e a dare valore prima di tutto al progetto educativo dell’allenatore e non al suo “palmares” di vittorie.

Invito voi allenatori ed educatori sportivi, a considerare la formazione sportiva dei vostri giovani allievi come un allenamento alla vita, prima ancora che una preparazione ad una disciplina. E soprattutto a non mettere mai la vittoria di una partita davanti a qualsiasi altro valore. Quando si è giovanissimi ciò che conta è imparare la vita. Tutto il resto viene di conseguenza. Altrimenti ci troveremo ad avere sportivi che non sanno stare al mondo. Perché pensano solo a vincere. E a nient’altro. 

A tutti chiedo: che cosa ne pensate dell’intervento di Berruto? Se fosse stato vostro figlio, quello rispedito a casa per non aver rispettato le regole, avreste ringraziato l’allenatore o vi sareste arrabbiati con lui? E a voi allenatori domando: avreste la forza che ha avuto Berruto, ovvero rischiare di perdere una partita o un campionato, pur di salvaguardare il valore delle regole e l’autorevolezza etica della vostra leadership di squadra?

Se il post vi sembra utile per altri genitori, forse troppo fanatici della vittoria, o per un allenatore ed educatore sportivo di vostra conoscenza, condividetelo con loro e ampliate il dibattito.


L'ARTICOLO è TRATTO DALLA PAGINA FACEBOOK DI ALBERTO PELLAI PER CONCESSIONE DELL'AUTORE.
LA PAGINA LA TROVI AL LINK RIPORTATO IN BASSO:


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