mercoledì 19 febbraio 2014

Come essere "cani da tartufi" (solo per educatori esperti! )

di benevenga patrizia
"Ridere è esporsi, scoprirsi, lasciarsi spiazzare...far ridere alimenta la propria autostima e ha il potere magico di invertire una tendenza negativa, una giornata storta o il clima di un gruppo."
Così il sociologo Alberto Terzi, ricercatore e formatore che si occupa di prevenzione e di politiche giovanili, sottolinea l'efficacia del sorriso quando si vuole stabilire una comunicazione con i giovani: basterebbe una buona battuta felice per guadagnarne l'attenzione e dunque la concentrazione necessaria all'apprendimento!
(Aggiungerei senza ovviamente trasformarsi in pagliacci o comici di professione ^_^)
L'unico modo per emergere dai milioni di stimoli che i giovani hanno a disposizione è dotarsi di "antenne" capaci di captare i loro bisogni nonché le loro emozioni. E naturalmente il riso può essere un utile strumento per suscitare emozioni positive e incrementare intelligenza e apprendimento.
Uscire dai propri schemi, accogliere nuovi punti di vista ed essere capaci di ridere di se stessi farebbe parte di una metodologia umoristica a cui ricorrere in momenti opportuni. E la bravura di insegnanti ed educatori consisterebbe appunto nel saper "fiutare" il momento giusto, riuscire a "sintonizzarsi" sull'onda del gruppo che si ha di fronte ed essere capaci di mutare direzione in una fase in cui l'energia latita.
Si tratta di saper "ascoltare", accogliere, e preparare il terreno della semina!

Alberto Terzi propone una serie di "giochi" (chi l'ha detto che solo i bambini sanno giocare?), una specie di "cassetta degli attrezzi" da usare all'occorrenza.
Sono raccolti nel libro "Giochi per ridere - Educare gli adolescenti divertendosi", in cui si trova di tutto: da "Il clima comico per conoscersi", a "Le emozioni da scoprire", oppure "La creatività sociale" ecc. ecc.
Ma credo che al di là della conoscenza dei giochi e degli spunti vari per predisporre un clima sereno e accogliente, sia indispensabile una forte motivazione da parte dell'educatore nel ruolo che si ritrova a svolgere...

Perché l'educazione vuole magia, creatività, emozioni... ^_^

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